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La canapa

Conosciuta sin dai tempi più antichi, la canapa è una pianta che è stata utilizzata per lungo tempo, almeno fino a quando il 14 giugno del 1937  è entrato in vigore negli Stati Uniti d’America il Marihuana Tax Act, che ha dato origine al proibizionismo,  esteso in pochi anni a numerosi altri paesi del mondo.

Agli inizi del 20esimo secolo i ricchi industriali americani identificarono la canapa come una minaccia che potesse sostituire alcune delle loro aziende più redditizie, tra le quali quelle che producevano carta a partire dalla pasta di legno e quelle impegnate nella lavorazione del petrolio, di alcuni prodotti chimici, del cotone e delle prime fibre sintetiche. 

Viene spontaneo chiedersi, tuttavia, quali siano le ragioni per le quali una pianta così preziosa per numerosi ambiti industriali sia stata tanto ostracizzata e ancora oggi non sia coltivata su larga scala, tenendo conto degli evidenti benefici che ne potrebbero derivare sia per la filiera alimentare che per quella del tessile, oltre ai benefici per l’ambiente.

L’origine del proibizionismo della canapa

Conosciuta sin dai tempi più antichi, la canapa è una pianta che è stata utilizzata per lungo tempo, almeno fino a quando il 14 giugno del 1937  è entrato in vigore negli Stati Uniti d’America il Marihuana Tax Act, che ha dato origine al proibizionismo,  esteso in pochi anni a numerosi altri paesi del mondo.

Agli inizi del 20esimo secolo i ricchi industriali americani identificarono la canapa come una minaccia che potesse sostituire alcune delle loro aziende più redditizie, tra le quali quelle che producevano carta a partire dalla pasta di legno e quelle impegnate nella lavorazione del petrolio, di alcuni prodotti chimici, del cotone e delle prime fibre sintetiche. 

Viene spontaneo chiedersi, tuttavia, quali siano le ragioni per le quali una pianta così preziosa per numerosi ambiti industriali sia stata tanto ostracizzata e ancora oggi non sia coltivata su larga scala, tenendo conto degli evidenti benefici che ne potrebbero derivare sia per la filiera alimentare che per quella del tessile, oltre ai benefici per l’ambiente.

Il proibizionismo nei confronti della canapa, come si è detto, si è diffuso a partire dal 1937, quando negli Stati Uniti è stato promulgato il Marihuana Tax Act, valido per la coltivazione, l’utilizzo e la vendita della canapa.

Nel giro di pochi anni, lo stesso provvedimento è stato copiato in molti altri Stati in tutto il mondo. La legge americana, a dir la verità, non proibiva in modo esplicito la produzione o il consumo di cannabis, ma semplicemente rendeva il suo uso improponibile dal punto di vista economico, in quanto imponeva una tassazione pari a un dollaro per tutte le transazioni commerciali. Per di più, si dava origine a un sistema burocratico altamente complesso, che coinvolgeva tanto i coltivatori quanto i possessori.

Henry ford e il prototipo di automobile costruito con la canapa

Il video dimostra la robustezza del prototipo di questa automobile costruito con la canapa da Henry Ford. Parliamo ora di salvare il pianeta dalla plastica ma un centinaio di anni fa si abolì una pianta da cui provenivano prodotti ecologici come i tessuti, le rete da pesca e potenzialmente avrebbe potuto essere costruito il trasporto.

Cos’è la canapa?

La canapa o cannabis (termine con cui è stata catalogata da Carlo Linneo nel Settecento)  è una pianta appartenente alla famiglia delle Cannabaceae. L’orientamento prevalente è di riconoscere un’unica specie, la Cannabis Sativa e due sue sottospecie o varietà: la Cannabis Indica e la Cannabis Ruderalis. 

La coltivazione della canapa è antichissima ed era considerata una pianta sacra per i suoi molteplici usi e  le sue particolari proprietà benefiche, terapeutiche e curative. Si hanno prove dell’utilizzo della canapa ad uso alimentare e tessile già dai tempi del Neolitico.  Mentre l’uso psicotropo per curare dolori e malesseri del corpo risale al 2.700 ac nella medicina cinese. Ne parliamo approfonditamente nella pagina dedicata alla canapa.

Pianta della famiglia delle Cannabaceae

La canapa è una pianta erbacea a ciclo annuale la cui altezza varia tra 0,5 a 6 metri. L’altezza può variare in base alla specie o varietà.
Le piante di canapa sono sia monoiche (utili per la produzione di semi a uso alimentare) sia dioiche. I fiori maschili (staminiferi) sono riuniti in pannocchie terminali e ciascuno presenta 5 tepali fusi alla base e 5 stami.

La pianta germina in primavera e fiorisce in estate inoltrata, quando le ore di luce diminuiscono (è stato dimostrato che la durata del periodo vegetativo è influenzata dal fotoperiodo cui le piante vengono sottoposte; l’unica specie di Cannabis la cui fioritura non dipende dal fotoperiodo è la Cannabis ruderalis, la cui fioritura avviene automaticamente dopo un periodo di crescita vegetativa variabile tra 21 e 30 giorni circa, e si protrae per un arco di tempo di 4-6 settimane).

Consigli per gli acquisti

 

Il periodo di fioritura varia molto a seconda delle specie e delle varietà considerate: piante di Canapa sativa, originarie della fascia equatoriale, tendono ad avere una fioritura molto duratura, fino a 14-16 settimane e oltre in alcune varietà, mentre varietà di Canapa indica, che ha origine nella fascia subtropicale/temperata, solitamente richiedono circa 8-10 settimane per portare le infiorescenze a maturazione. L’impollinazione è anemofila (trasporto tramite il vento). In autunno compaiono i frutti, degli acheni duri e globosi, ciascuno trattenente un seme con un endosperma carnoso ed embrione curvo.

Il contenuto di metaboliti secondari vincola la tassonomia in due sottogruppi o chemiotipi a seconda dell’enzima preposto nella biosintesi dei cannabinoidi. Si distingue il chemiotipo CBD, caratterizzato dall’enzima CBDA-sintetasi che contraddistingue la canapa destinata a usi agroindustriali e terapeutici e il chemiotipo THC caratterizzato dall’enzima THCA-sintetasi presente nelle varietà di cannabis destinate a produrre inflorescenze e medicamenti. L’ibrido f1 manifesta la contemporanea presenza di entrambi i maggiori cannabinoidi CBD e THC confermando l’aspetto politipico della cannabis.
I preparati psicoattivi come l’hashish e la marijuana sono costituiti dalla resina e dalle infiorescenze femminili ottenute appunto dal genotipo THCA-sintetasi. Tale sottogruppo fu coltivato fino alla seconda metà del secolo scorso, nonostante fosse stato proibito negli anni ’20-’30 l’uso come medicina (ma affrontando la questione terapeutica nei casi previsti impiegando tinture o estratti fitogalenici). Tali genotipi, fino ad allora, erano, per così dire, “domesticati” (se confrontati con i valori odierni), venendo impiegati nella costituzione di ibridi altamente produttivi utilizzati in campo industriale.
Analogamente, a partire dalla seconda metà del secolo scorso, furono selezionate dapprima in Francia, Polonia e Russia le varietà destinate a usi esclusivamente agroindustriali, ottenute dal genotipo CBDA-sintetasi, distinte da un contenuto ormai irrisorio (se riferito ai valori originari) sia del metabolita specifico sia dei cannabinoidi minori. 

Leggi europee e italiana

Sono 66 le varietà (aggiornate al 26 aprile 2019) di canapa industriale certificata a livello europeo che possono essere legalmente coltivate, anche in Italia, con l’obbligo di non superare un contenuto di THC massimo di 0,2%. Grazie alla nuova legge 242/2016 approvata in Italia ed entrata in vigore a dicembre 2016 il limite europeo dello 0,2% è stato innalzato a 0,6%, quindi anche in caso di sforamento il prodotto rimane nei limiti della Legge e utilizzabile.

Approfondimento sulla normativa: il quadro legale

Il dibattito è sulla sostanza drogante il THC.

Il THC, acronomico di tetraidrocannabinolo, ha effetti psicotropi e si lega ai recettori delle cellule nervose rilasciando la dopamina. Dopo l’assunzione di THC si possono verificare diversi effetti come senso di euforia, aumento dell’appetito, rilassamento e alterazione delle percezioni uditive.

Numerosi studi hanno confermato che l’utilizzo di THC risulta estremamente efficace in campo medico in quanto può trattare varie patologie e lenire il dolore. Per questo motivo una parte della comunità scientifica vuole legalizzare la sostanza stupefacente per usi strettamente sotto il controllo medico.

Cos’è marijuana?

In origine questo era il nome usato comunemente in Messico “marihuana” poi diventato anche “marijuana” in inglese per indicare la varietà di canapa indiana, destinata al consumo come sostanza stupefacente.

La diffusione internazionale del termine marijuana per designare più genericamente la pianta della canapa, a prescindere dall’uso, è dovuta a un’alacre campagna mediatica promossa negli USA durante gli anni trenta dal magnate dei giornali William Randolph Hearst, il quale adottò un vocabolo messicano dal momento che il Messico era considerato negli USA una nazione ostile.

I toni scandalistici dei suoi giornali crearono nell’opinione pubblica un clima di avversione per la pianta della canapa che avrebbe portato alla proibizione della stessa da parte del presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt, che il 14 giugno 1937 firmò il Marihuana Tax Act.

Libro che racconta lo stato delle industrie canapiere italiane dal 1873 al 1923, data in cui è stato stampato.

 

La riscoperta della pianta

La canapa oggi è una pianta come tante altre, da coltivare per molteplici finalità: essa potrebbe contribuire a risolvere numerosi problemi a livello ambientale, di carattere economico e nel settore agricolo.

Per di più, la stessa canapa ricca di resina è un medicinale prezioso: insomma, la droga è solo una delle possibilità di utilizzo, per un prodotto che è diventato pericoloso soprattutto perché metteva a rischio l’industria della carta e quella del petrolio. 

 

Usi della canapa

La canapa è una pianta che cresce anche su terreni difficili da coltivare: da qui il suo successo oltre al fatto che è estremamente versatile e funzionale tant’è che è stata, da sempre, utilizzata nei settori tessili, alimentari e medicinali. Dalla canapa si produceva anche la carta. A lungo, nel passato, le zone romagnole sono state al secondo posto nella produzione mondiale di canapa.

Agli inizi del ‘900 in Italia veniva impiegata per la realizzazione di tessuti che risultavano freschi in estate e caldi in inverno, garantendo contemporaneamente una notevole resistenza. Attualmente la produzione tessile della canapa sta tornando prepotentemente di moda grazie anche al basso impatto ambientale della sua coltivazione.

 

Nel settore alimentare si sono invece diffusi i semi di canapa, da consumare crudi o come condimento per insalate, pane, dolci ecc. La canapa ha un alto valore nutritivo in quanto è ricca di aminoacidi essenziali, provitamina A e vitamine B ed E. Altri prodotti alimentari sono l’olio di canapa e la farina di canapa.

 

 


I tessuti di canapa

Giusto per rimanere al territorio del nostro Paese, per esempio, all’epoca delle Repubbliche Marinare la fibra di canapa veniva impiegata per creare le vele destinate alle imbarcazioni, che proprio in virtù di tale composizione si dimostravano resistenti e longeve.

All’inizio del secolo scorso solo in Emilia-Romagna le coltivazioni da canapa occupavano una superficie di più di 45mila ettari. Fu con la crescita della produzione delle nuove fibre che iniziò il declino delle coltivazioni di canapa: un duro colpo fu quello assestato dal cotone, ma ancora peggio andò con l’introduzione elle fibre sintetiche. 

I tessuti in canapa erano – e sono – realizzati grazie alle fibre lunghe che vengono ottenute dalla pianta. Le caratteristiche più interessanti di tali fibre vanno individuate nella loro resistenza all’usura e nella loro capacità di evitare gli strappi.

Ma non è tutto: i tessuti in canapa hanno il pregio di mantenere caldi quando le temperature sono basse e di restare freschi in estate. Anche per questi motivi, essi vengono adoperati tanto per la produzione di capi di abbigliamento quanto per i tessuti da arredamento. 

I vestiti in canapa, al di là della resa estetica senza dubbio piacevole, sono anche sicuri perché in grado di resistere ai raggi ultravioletti e a quelli infrarossi: di conseguenza la pelle risulta decisamente protetta, in misura nettamente superiore a ciò che può avvenire con tessuti di qualsiasi altra provenienza.

Del tutto naturale, la fibra di canapa che viene impiegata per realizzare i vestiti e in ambito tessile non presenta tracce di fitofarmaci e vanta preziose proprietà antifungine e antibatteriche: ecco spiegata la ragione per la quale essa è adatta anche ai capi di abbigliamento destinati ai bambini piccoli e ai loro accessori (dalle lenzuola alle copertine), assicurando gli standard più elevati in termini di sicurezza e igiene.


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